Volgan le spalle candideVolgano a me le belle:
Ogni piacer con elleNon se ne parte al fin. 28
A Bacco, all'Amicizia
Sacro i venturi giorni.
Cadano i mirti, e s'orniD'ellera il misto crin. 32
Che fai su questa cetera,
Corda che amor sonasti?
Male al tenor contrastiDel novo mio piacer. 36
Or di cantar dilettamiTra' miei giocondi amici,
Augśri a lor feliciVersando dal bicchier 40
Tutto lirico e veramente di getto il momento ultimo.
Fugge la instabil Venere
Con la stagion de' fiori:
Ma tu Lieo ristoriQuando il dicembre uscģ. 44
Amor con l'etą fervidaConvien che si dilegue;
Ma l'amistą ne segueFino a l'estremo dķ. 48
Il poeta aveva da principio scritto, Ma tu Lieo dimori Quando il dicembre uscķ; e il dimorar di Lieo rispondeva meglio, a dir vero, al fuggire di Venere, ma troppo era freddo; anzi, col quando e il dicembre parevan tutt'insieme battere i denti.
Le belle, ch'or s'involanoSchife da noi lontano,
Verranci allor pian pianoLor brindisi ad offrir. 52
E noi, compagni amabili,
Che far con esse allora?
Seco un bicchiere ancoraBevere, e poi morir. 56
Bevere e poi morir!
E dire che il pensiero della morte, assiduo o imminente ospite tra i diletti che infioran la vita, e il pensiero del distacco inevitabile imperioso repente dalle piacevoli contingenze del mondo, ha un contorno piś vivo, un'espressione piś mesta, un compianto dalle profonditą del senso umano piś vero, nella poesia d'Orazio, che non in questa di questo prete cristiano e poeta civile! «Qui dove il pino dalla larga chioma e il bianco pioppo maritano con gli associati rami l'ombra ospitale, e l'acqua del rivo affrettasi in fuga pe'l sinuoso letto mormomorando; qui fa recare vini e profumi e i fiori ahi troppo brevi dell'amena rosa, mentre la fortuna e l'etą e gli stami delle fatali sorelle il concedono.
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Bacco Amicizia Venere Lieo Lieo Lieo Venere Orazio
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