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      Pochi mesi dopo scritta quest'ode, l'anno 1779, Giuseppe II, occupando la Boemia e pigliando guerra col vecchio Federico, e non piú celando gli intenti di arrotondare i dominii italiani a spese de' vicini, anche del papa, e di riformare a dispotica unità gli stati di oltr'alpe, mandava i primi lampi dell'irrequieto ingegno, che fiutó, quasi volendo farla cesarea, la rivoluzione; Luigi XVI sottoscriveva il trattato d'alleanza offensiva e difensiva coi cittadini degli Stati Uniti d'America, e pochi mesi prima il marchese di La Fayette era passato al soccorso di quei repubblicani non senza fornimenti d'armi e d'artiglierie dal re di Francia.
      Morire. Di certo fra tredici anni, sotto la scure umanamente riformata dal dottor Guillotin filantropo, dame, cavalieri, filosofi, poeti, tutto ciò che adesso brilla e balla e beve e canta ed ama. E per ciò, in capo a trent'anni da cotesta ode, l'addio alla gioventú e all'amore prenderà ben altre intonazioni nel romanticismo conseguente agli strazi della Rivoluzione e alle disillusioni della Ristorazione. Fino Vincenzo Monti apre il secolo decimonono con un presentimento della crescente tristezza:
     
      Fior di mia gioventute,
      Tu se' morto, né magicoCarme, ahi, piú ti ravviva, o fior gentile56.
     
      E la intensità della tristezza ingrandiva piú sempre fino all'irrigidimento della disperazione nella poesia leopardiana del male e del dolore.
      Dal Brindisi al Tramonto della luna, qual passo! Si sente bene che in questo mezzo tutta insieme una società è crollata.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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