Il quale del resto da giovane fu anche soldato, e nel 1704 prese parte alla battaglia di Donawerth sotto un suo fratello generale al servizio della Baviera e autore di Memorie che nessuno più legge e che sono tutt'altro che spregevoli. Nella sua vita militare l'autore della Merope e della Verona illustrata scrisse canzonette da tavola adattate a certe arie. Eccone una:
Amici, amici, è in tavola;
Lasciate tante chiacchiere;
Tutti i pensier se 'n vadano,
Se 'n vadan via di qua.
Che il cielo sia sereno,
Che sia di nubi pieno.
Buon tempo qui sarà.
Quand'io mi trovo a tavola,
Non cedo al re del Messico,
Né mai pensier di debitiAllor mi viene in cor.
Segghiamo allegramente,
Godiam tranquillamente,
Ci pensi il creditor.
Ch'arrabbin questi economiC'han sempre il viso torbido!
Per gli anni c'hanno a nascereTesoro io non farò.
Ch'io serbi per dimani?
Follia! che san gl'insaniDiman s'io vi sarò!
Ma se a noi fan rimproveroChe siamo a mangiar dediti.
Non mangiam senza bevere,
Ché non è sanità.
Qua coppe, qua bicchieri,
Vin bianchi, vini neri:
Quest'è felicità.
Un tempo era il mio genioLanguir per un bel ciglio:
Error degli anni teneri,
Pazzia di gioventú!
Quant'è miglior diletto!
Versar dentro il suo pettoDue fiaschi e forse più.
L'amore ci fa piangereE 'l vino ci fa ridere:
Cui piace Amor lo séguiti.
Ché il vino io seguirò.
La dama, con sua pace,
Allora sol mi piace.
Che brindisi le fo63.
Non in tutto eguale. Ma Plauto l'avrebbe scritta cosí, e cosí l'avrebbero scritta i ballatisti del Quattrocento, del secolo in cui l'arte, come espressione del popolo italiano, fu piú sincera, piú rilevata, piú, direi anche, originale, sí nella scultura e nella pittura, sí nella poesia.
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