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      C'č, - per vero, - un frammento d'Anacreonte, ove si riscontra l'accenno agli Sciti, ma (vediamolo in una recente e accurata traduzione,
     
      Via, non piś di questa guisacon fracasso ed ululato
      a la scitica manieranon si bea, ma centellando
      fra soavi inni d'amore64
     
      č tutt'altro. Anacreonte placa i suoi bevitori col canto; Orazio li richiama dal tumulto con lo scherzo.
      Ricevuto nell'orecchio il segreto del giovane vagheggino, il poeta si mette le mani ne' capelli, e raccogliendo con un tono d'enfasi comica l'attenzione alla sua pietą su quella vittima d'amore, prorompe:
     
      - Oh sciagurato, in quale Caribdi ti travagli, ben degno di fiamma migliore! Quale strega, qual mago ti potrą con tutti i tessali incanti liberare? qual dio? Bellerofonte a pena sul Pčgaso varrebbe a strapparti dai lacci di questa triforme chimera65.
     
      Il poeta ha ottenuto l'effetto che voleva. I compagni rasserenano l'ebrietą sfogandola in un turbine di risa e di motti che avvolge il biondino, la famosa Megilla e la non meno famosa fiamma novella. E Orazio puņ riadagiarsi sul lettuccio meditando lentamente una strofe alcaica ad amici piś degni, a Postumo o a Dellio.
      E poi si vuol asserir tutto ai moderni il vanto di aver drammatizzato la lirica!
     
     
     
      IV.
     
      L'IMPOSTURA.
     
      Questa, secondo la notizia lasciatane dal Gambarelli nell'edizione che dič delle Odi nel 91, fu «recitata in una pubblica adunanza dei Trasformati circa un trent'anni fa66»: dunque nel 1761, tre anni dopo la Vita rustica e due avanti la pubblicazione del Mattino. Il poeta a trentadue anni era in succhio.


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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