Falso conte e falso vate.
Pare dunque che quella di fare il conte e la contessa non sia un'impostura democratica, cioč di questi ultimi tempi di democrazia titolata. Ma chi era egli cotesto falso conte? Né il Salveraglio che tante ricerche fece su i personaggi delle odi pariniane, né il D'Ancona che tante brache pur sa del secolo decimottavo, ne trovarono nulla. Questo č un bel caso per certi critici impostori di mia conoscenza. Costoro leggono un libro o un saggio o un fascicolo, che all'autore č costato tempo e fatiche, e dal quale essi imparano tutto quello che non sapevano; ma avviene per caso ch'e' ricordino o si abbattano a un nonnulla, che era sfuggito all'autore o non se ne era curato. Ecco cotesti farabutti a menar giú un articolo, come qualmente quel pover uomo č un ignorante e un disonesto, e che in Italia non si sa questo, e che in Italia non si fa quello, e che č tempo di smettere, e che č tempo di cominciare. Ed essi cominciano facendo de' libroni ove c'č tale un'allegria di chiacchiere e di spropositi da mandarli diritti diritti a una cattedra. Cerchino i su lodati farabutti, cerchino, ciň che probabilmente non troveranno. Quel falso conte dovč essere persona e ricordanza giŕ svanita nel '91, quando la prima volta fu stampata l'ode, e il poeta ne tolse via questa e le strofe che nei manoscritti le seguono, una anche piú enigmatica, e tutt'e due insieme bruttarelle anzi che no.
Il poeta tira avanti nella buona intenzione di far l'impostore. E disposizione ne avrebbe: invenzione e chiacchiera a sufficienza.
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