Chiama dolce e chiama amica.
Ei primiero il varco aperseA un ristoro confidente,
Egli a' medici scoperseCome l'utero si pente:
Dea, ben dritto è se n'hai scóltoNel tuo tempio il nome e il volto.
Ma forse nel '91, pur restando il tipo, il personaggio vivo era passato, e dileguato e dimenticato il suo linguaggio prezioso. Perché Cluvieno è un ritratto dal vivo: il Parini non rifuggiva dai ritratti personali, come non ne rifuggirono tutti gli artisti veri e forti, tutti i greci, il temperatissimo Orazio, tutto il Trecento con a capo Dante, tutto il Cinquecento con a capo l'Ariosto, fino il Boileau. Il Giusti, sempre e ferocemente falso e academico nelle teoriche, predicò anche contro la satira personale; ed egli ne faceva a tutto spiano, di sottécchi, spalmandola poi con molte manate di vernice civile. A proposito del Giusti, sarebbe da raffrontare a questa Impostura il San Giovanni di lui, per rilevar meglio il difetto di facoltà plastica, il contrasto tra la volgarità e la convenzionalità, l'urto tra la sciattezza e la pretensione, il prosaicismo inorganico e sconclusionato, che offende segnatamente nei primi tentativi satirici di cotesto poeta che non fu quasi mai perfetto e intero artista.
Sarà meglio tornare al Parini.
Ma imitar Cluvieno e farsi largo tra le signore egli non può: è prete. Farà dunque il Tartufo.
Ma Cluvien dal mio destinoD'imitar non m'è concesso.
Dell'ipocrita Crispino
Vo' seguir l'orme da presso.
Tu mi guida, o dea cortese,
Per lo incognito paese.
Di tua man tu il collo alquanto
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