Il Passeroni scriveva: «Per servirvi presto e bene, mi sono raccomandato ai due piú classici scrittori che io conosca in Milano; ambedue m'hanno promesso; ma un solo m'ha favorito; onde ho dovuto io subentrare al peso, che l'altro non ha voluto o potuto portare. Dunque la canzonetta scritta di mia mano č mia, fatene quell'uso che volete; l'altra č dell'abate Parini, e ve la raccomando... » La canzonetta del Passeroni che segue alla lettera č troppo simile alle troppe sue sorelle sparse per venti o piú volumi di rime e d'apologhi del buon nizzardo: incomincia
Fu a color la sorte amicaChe spirarono di vita
La primiera aura graditaIn cittŕ nobile antica,
Per pietŕ per saver chiara;
Quanto mai da lei s'impara!
e séguita
Quanto celebre č Verona!
Cosí ognun di lei favella,
Ed il titolo di bellaE di dotta ognun le dona:
Voi la cuna a lei dovete:
Quanto mai felice siete!
Quanto mai siete un buon uomo, dové pensare il dottor Patuzzi; e non pubblicň la canzonetta dell'autore del Cicerone, sí quella del Parini, nella raccolta intitolata Per nozze de' nobili signori marchese Carlo Malaspina e contessa Teresa Montanari, stampata in Verona dal Moroni nel 177781.
Dunque l'ode Le Nozze fu composta per una raccolta e stampata in una raccolta ventisette anni dopo che il Bettinelli aveva composto il poemetto satirico allegorico critico in quattro canti d'ottava rima su le raccolte o contro le raccolte82; sí che potrebbe parere che il Parini fosse rimasto addietro in franchezza di opinioni e in audacia di ribellioni dalle mode letterarie al gesuita falsificatore di Virgilio, se il Bettinelli non avesse pur egli seguitato a dar del suo alle raccolte per tutta la vita e se le raccolte in Italia non durassero tutt'oggi a divertire forse quelli che noiano gli altri per metterle insieme.
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