Silvia, sovviemmi de la bianca Aurora,
Quando fu sposa del marito annoso.
Ahi sventurata! che non disse alloraCh'ei se la strinse al vecchio sen rugoso!
Pianse, e di sua crudel lunga dimoraAccusņ il pigro sol fra l'onde ascoso;
E al par del giorno sonnacchiosa ancoraLasciņ le ingrate piume e il freddo sposo.
Forse ancor tu di questo orror notturno,
Silvia, i silenzi e l'ombre in odio avrai?
Ti vedrą sorta il nuovo albor diurno?
Tirsi non č Titon: piś bella assaiTu sei de l'Alba, e l'aureo letto eburno
Amor sa quando abbandonar potrai89.
Cotesto č in una raccolta. E le raccolte, massime nella seconda metą del secolo, offrono qualche fiore, e nominatamente de' due lirici estensi, Agostino Paradisi e Luigi Cerretti, inferiori d'assai al Parini e forse anche al Savioli, ma superiori a molti altri del tempo, per certa correttezza di forme non sempre disgiunta da nobiltą e civiltą d'intendimenti.
A Giuseppe Puccianti piacquero del Cerretti per la sua Antologia di poeti moderni i Fasti d'Imeneo. E di fatti le prime strofe, compendiate di su l'antico di Catullo, sono graziose.
Bella in siepe frondosa
Č la fiorita spinaAllor che rugiadosa
Fuor de l'eoa marinaL'alba novella uscķ:
Ma, se gentile innestoNon cangia il tronco duro,
Cadon le foglie, e prestoRozzo virgulto oscuro
Torna qual era un dķ.
Bella in piagge fioriteDi pampinosi colli
Č la nascente vite.
Cura de l'aure molli,
Primo de' campi onor:
Ma, se a l'olmo il bifolcoIn accoppiarla č lento,
Lei su 'l negletto solcoCalca co 'l pič l'armento,
L'insulta ogni pastor.
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