La prima lezione della quinta offre un Riaprire i rai lucenti e un restar pochi momenti, dei quali non mette conto né anche dir male.
A ogni modo, questa prima parte dell'ode č delle migliori rappresentazioni plastiche dal vero che sia dato ammirare nella lirica pariniana e in generale nella lirica del secolo passato. Ma vien pur fatto di domandarci: una cosķ viva e commossa descrizione delle gioie matrimoniali sta ella bene in bocca di un prete, che pur dicea messa, almeno quando n'avea bisogno?
Il Frugoni certa volta, dopo descritti con tante mitologie e sudicerie metaforiche tanti talami, scappņ a fare l'ipocrita:
Perché di nozze pingermiLieta pompa festevole?
Non sai che vita celibeTrarre promisi al ciel?
Tu schifosetta e rigidaMa desiosa vergine
Mi fai veder, che vasseneSposa a garzon fedel.
Sguardi furtivi e cupidiE sospir caldi narrimi,
Ch'esser potrebbon manticeAl sopito desir.
Abbiansi moglie e talamoQue' ch'altra vita seguono;
Io di cose a me indebiteNon vo' novella udir101.
Il Parini almeno, in quel vagheggiamento del matrimonio dal suo stato di celibatario obbligato, č piś sincero e meno impuro. Peggio, per la morale, da vecchio e a letto, misurava e palpeggiava col classico verso le rotonditą e le morbidezze delle carni della procuratessa Tron e della contessina di Castelbarco. Ma il Giusti ebbe scrupolo ad accogliere nella sua scelta pariniana Le nozze; e certa gente a ogni passo rinfaccia a questo e quello la puritą e la severitą dell'arte pariniana. O inchiostranti italiani, se non vi scusasse l'ignoranza, sareste pure di gran begli impostori!
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