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      - Nella prima lezione la prčdica era anche piú predicozzo: diceva,
     
      Giovinetto fortunato,
      Che vedrai fra i lieti bariNe la bella Montanari
      Un tesoro di virtú!
      La virtú non cangia stato,
      Ma risplende ognor piú chiara;
      Senza lei saría discaraLa piú bella gioventú.
     
      Oh Piccolo Lemmi, indimenticabile lettura morale de' miei teneri anni! Il poeta corresse,
     
      Te beato in fra gli amantiChe vedrai fra i lieti lari
      Un tesor che non ha pariDi bellezza e di virtú!
      La virtú guida costantiA la tomba i casti amori.
      Poi che il tempo invola i fioriDe la cara gioventú.
     
      E i versi sono di certo e senza paragone migliori: ma, mutati i sonatori o i suoni, l'antifona č la stessa. E quando non ce n'č, Quare conturbas me? E quando non c'č la poesia, cioč l'invenzione il fantasma la passione e il volo il colore e il canto, quando non c'č tutto insieme l'impasto di tutte queste attivitŕ e qualitŕ, metteteci quanta morale volete, e la religione per giunta, metteteci la monarchia la democrazia l'anarchia, Dio o il diavolo, l'arcangelo San Michele o Satanasso, quando la poesia non c'č, non c'č materia o contenenza, non ci sono intenzioni o tendenze che la sostituiscano o la scusino o la compensino. Ciň che in questa occasione e in questo argomento il poeta aveva sentito, e col desiderio o il rimpianto d'un celibe cinquantenne aveva idealizzato, erano i godimenti della luna di miele: di cotesto fece vivo e vero ritratto; tutto il resto non č sentito, č accattato, č impiallacciato per mettere una cornice al quadro.
     
      Cinquant'anni, poco piú poco meno, dopo l'ode pariniana, Giacomo Leopardi compose la canzone per le aspettate nozze della sorella Paolina.


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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