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      Della tua sposa, e ancor per anni ed anni.
     
      Noi siamo - seguitano, cambiando tono, le figlie di Sparta - noi siamo, tutte compagne di etą, duecentoquaranta fanciulle, femminil gioventś usa a correre, unte la persona a mo' de' maschi, lungo i lavacri del nostro Eurota; ma niuna di noi č, comparata ad Elena, senza taccia. Quale la veneranda aurora spuntando, mostra la bella faccia, o quale la serena primavera allo sparire del verno, tale anche Elena mostrasi aurea fra noi, ben vegnente come biada che sorge ornamento del solco o cipresso nel giardino o cavallo tessalo al cocchio. - E poi ancora, con desioso e casto intrecciamento delle memorie virginee alle condizioni e agli offici di sposa:
     
      Vaga fanciulla, omai tu donna sei,
      Ed a guardar la casa omai ti tócca.
      Noi la mattina al corso ed ai giardiniAndremo a coglier fiori e a far ghirlande,
      Molto, o Elena, te membrando; qualiPecorelle di latte, che son prive
      Della materna desiata poppa....
      Godi, sposa, e tu godi, o nobil sposo....
      Doni Latona a voi leggiadra prole,
      Latona di bei figli alma nutrice;
      Venere a voi, Venere dea concedaUn eguale d'entrambi amor perfetto....
      Dormite, l'un nell'altro, o cari sposi,
      Amore ed amistą spirando in seno.
      Destatevi al mattin, non ve 'l scordate.
      Torneremo ancor noi qui domattina,
      Tosto che sorto il buon cantor del giornoStrepitando alzerą il piumoso collo104.
     
      Ma questa riproduzione artistica dell'etą epica non puņ compensare la perdita degli epitalamii di Stesicoro o dei piś molti composti da Saffo, quando nella lirica eolia batteva giovine il cuore ed esultava la fantasia del popolo greco.


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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