O Imen Imeneo viva, o Imen Imeneo.
Il poeta, trasvolando su i riti minori che la sposa entrata nella nuova dimora aveva da compiere, le mostra lo sposo seduto al convivio.
Vedi lŕ dentro, nella sala del convito, l'uom tuo, che dal letto di porpora tende a te le braccia impaziente.
A lui non meno che a te arde nell'intimo petto la fiamma d'amore, ma a lui piů profonda. O Imen Imeneo viva, o Imen Imeneo.
Il poeta e il corteggio passano in fretta dinanzi al convito, e s'avviano al talamo. Un de' pretestati va innanzi con la fiaccola di corniolo: un altro tiene la sposa pe 'l braccio o al braccio. Da lui la ricevono le pronube, matrone d'un solo marito, e l'allogano nel letto covertato di porpora. Dopo di che, i parenti e gli amici strappano e portano via la face di corniolo, che rimanendo nella camera o riposta dagli sposi sarebbe augurio di morte. A questo punto entra il marito; e la poesia, in su la sdrucciolo, si rialza nelle imagini della bellezza di quelle due giovinezze e della prossima maternitŕ.
Lascia, o pretestato, il bel rotondo braccio della fanciulla: si appressi ella oramai al letto del marito........
E voi, oneste matrone e rispettate dai vostri vecchi, collocate la fanciulla nel letto. O Imen Imeneo viva, o Imen Imeneo.
Adesso puoi venire, o marito: la moglie ti č nel letto, brillante nel viso fiorito come bianca partenice o papavero rosso.
Ma anche tu marito (cosí mi assistan gli dči) sei bello non meno, né Venere ti ha trascurato. Ma il giorno se ne va: affréttati, non t'indugiare.
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Imen Imeneo Imen Imeneo Imen Imeneo Imen Imeneo Imen Imeneo Imen Imeneo Venere
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