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      Nelle Ricordanze, fra ripetizioni e ripercussioni dantesche e versi di taglio alfieriano, c'è anche qualche tratto di quel misticismo sensuale di origini miste anglo-tedesche, che riscalducciò poi per tanti anni il romanticismo inferiore.
     
      E mi stringea le man: - tutto fuggíoDella notte l'orrore, e radïante
      Io vidi in cielo a contemplarci Iddio.
     
      E petto unito a petto palpitante,
      E sospiro a sospir, e viso a viso,
      La bocca le baciai tutto tremante.
     
      E quant'io vidi allor sembrommi un risoDell'universo, e le candide porte
      Disserrarsi vid'io del paradiso.
     
      Deh! a che non venne, e l'invocai, la morte?
     
      Ma negli sciolti al sole si annunzia qua e là il Foscolo futuro. La derivazione e anche un po' la intonazione è dall'apostrofe alla luna nella Dartula ossianesca; se non che il sentimento vero del poeta ben presto penetra l'imitazione e la trasforma.
     
      Te, o Sol, riprega la natura, e il tuoDi pianto asciugator raggio saluta,
      E tu la accendi; e si rallegra e nuoviPromette frutti e fior. Tutto si cangia,
      Tutto père quaggiú! ma tu giammai,
      Eterna lampa, non ti cangi? mai?
      Pur verrà dí che nell'antiquo vótoCadrai del nulla, allor che Dio suo sguardo
      Ritirerà da te: non piú le nubiCorteggeranno a sera i tuoi cadenti
      Raggi nell'Oceàno; e non piú l'Alba,
      Cinta di un raggio tuo, verrà sull'ortoDi tua carriera. Oimè! ch'io sol non godo
      De' miei giovani giorni; io sol rimiroGloria e piacere, ma lugúbri e muti
      Sono per me, che dolorosa ho l'alma.
     
      Quel corteggiar delle nubi lo riprese poi in uno de' sonetti piú veramente belli,


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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