Si strinse alla sua duce la donzellaE nel suo petto il volto si nascose.
Poi l'alzava qual dopo la procellaPian pian tragge dal nido il capo, e guata,
L'impaurita ingenua colombella.
Nei canti pe 'l Memmo č notevole, almeno come ricordo del luogo natale, la lode dell'aver represso il brigantaggio in Zante:
..... Di trofei recintoTe Corcira adorņ; d'Itaca i solchi
Al tuo apparire germinąro, offrendoA te raro tributo; e Cefalene
Ancor ne serba la memoria dolce.
Ma Pietą tacque, e tonasti vendetta,
Decretata gią in ciel: quando alle riccheZacintie spiagge tu lanciasti un guardo,
Tremąro. Ahi come abbandonate e soleStavan sui freddi talami le meste
Consorti cinte dai piangenti figli!
Ahi come il sangue uman sparso dall'uomoScorreva a rivi! Ahi come in man del ladro
Era la lance di giustizia, e comeTutto era notte, tempesta, spavento!
Ma tu sorgesti, e il lutto sparve ancora.
Al Memmio nome l'omicida infameGetta il pugnale, ed all'aratro torna,
Onde sien carchi di Britannia i piniDel dolce frutto di Zacinto onore.
Ma fra altre lodi molte c'č uno sfiatatoio allo spirito democratico:
Pčra colui che il popolar talentoDeluse primo e calpestņ la plebe
Schiava, gią donna di sé stessa e d'altri.
Chiudo la serie delle citazioni con due terzine del Robespierre, che il Foscolo stesso mandava come saggio, in una lettera del '96, al Costa:
Tal del Giordan sul margo un dķ solķaPianger l'arsa Sionne e il tempio infranto
L'ispirato dall'alto, Geremia.
E ad ogni verso del funereo cantoContemplava le meste onde scorrenti
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