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      Del non tuo figlio del natío tuo serto,
      E ne scolpisci ne' tuoi fasti il nome.
     
      E un Ferdinando Vaini,
     
      Su l'addensata notteDe' secoli fra rotte
      Ombre, lucente, altero,
      Quasi cometa pe 'l nemboso piano,
      O poeta, tuo nomeGalleggiar veggo con l'ignite chiome.
     
      Mario Pieri, nelle sue memorie, descrive il Foscolo112 del '97 cosí: «Io aveva già udito far menzione anche in Corfú d'un giovane mezzo veneziano e mezzo zacintio, cioè nato al Zante di padre veneto e di madre greca, che già levava grido in Venezia pe 'l suo talento poetico. Egli contava a un di presso i miei anni e forse qualcuno di piú. Tenea fermo soggiorno in Venezia, ed abitava con la sua madre vedova, e parmi anche col fratello e con una sorella, in campo delle Gatte, contrada delle piú sudice di quella magnifica città, in una casa, per dir meglio catapecchia, sí miserabile, che nelle finestre non aveva vetri, ma bensí le impannate. Quel giovane per altro, ben lontano dal lasciarsi avvilire a quella intollerabile povertà, scherzava, potrebbesi dire, con essa, e sfidavala, e quasi se ne compiacea, superbo del proprio talento, e consolato dalla speranza di gloria che i suoi studi gli promettevano. Rossi capelli e ricciuti, ampia fronte, occhi piccoli e affossati ma scintillanti, brutte ed irregolari fattezze, color pallido, fisionomia piú di scimmia che d'uomo: curvo alquanto, comecché bene aitante della persona: andatura sollecita, parlare scilinguato ma pieno di fuoco: mettea meraviglia il vederlo aggirarsi per le vie e pei caffè, vestito di un logoro e rattoppato soprabito verde, ma pieno di ardire, vantando la sua povertà infino a chi non curavasi di saperla, e pur festeggiato da donne segnalate per nobiltà ed avvenenza e dalle maschere piú graziose e da tutta la gente.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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