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      E quel zantiotto che era stato a scuola a Spalatro, italianizzatosi, diceva il suo ammiratore Samueli nel '97, da quattro anni, fra i ciaccoloni cesarottiani veneti, digrignante sotto il suo soprabito verde versi apocalittici, come cosí d'un tratto era arrivato a tanta proprietŕ, eleganza ed efficacia di lingua, a tanta squisitezza, morbidezza, pastositŕ d'elocuzione, a tanta musica e volo di verso? Miracoli! Che un primo e vero amore, che l'apparizione soave d'una giovine bella e pura possa con un sentimento nuovo promuovere una nuova espansione della forza fantastica, s'intende. Ma la materia per esprimere ed imprimere i fantasmi, la parola, e l'istrumento e l'arte, chi glie li diede?
      Al sonetto di lontananza (Meritamente) che tócca l'ultimo limite della passione (... Amor fra l'ombre inferne Seguirammi immortale onnipotente), succede, quasi intermezzo di riposo, l'ode, composta nel marzo 1800, per la Pallavicini caduta da cavallo. Procede questa, come anche notň il Chiarini, dalle odi pariniane, da quelle specialmente per donne; anzi il paragone di Pallade (Tal nel lavacro immersa) par suggerito da un simile nel Pericolo:
     
      Parve a mirar nel voltoE ne le membra Pallade,
      Quando, l'elmo a sé tolto,
      Fin sopra il fianco scorrereSi lascia il lungo crin.
     
      Anche la combinazione dei versi, la strofe, č un misto di quelle del Pericolo e dell'Educazione. Quel tronco finale del Pericolo martellava un po' troppo: piana troppo in vece, e quasi discorsiva, la strofe dell'Educazione. E questa fu rialzata con gli sdruccioli al fin d'ogni coppia, e quella del Pericolo ammollita con tôr via il tronco.


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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