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      Un uomo come l'Alfieri fare la propria presentazione con simili versi, Giusto naso, bel labro e denti eletti! e il Foscolo, Capo chino, bel collo largo petto! e fino il Manzoni, Naso non grande e non soverchio umíle! Oh, i connotati per il passaporto in metafore e in rime!
      Notammo la derivazione dell'ode alla Pallavicini dal Parini e dal Lamberti. Né qui finiscono le derivazioni o le imitazioni o le rimembranze foscoliane. Luce degli occhi miei, chi mi t'asconde? chiude il sonetto Cosí gl'interi giorni: ma questo verso, e un pochetto anche la principal situazione di tutto il sonetto, č del Lamberti nel Lamento di Dafni:
     
      Ecco giŕ il mondo in preda al sonno giace,
      Ecco tacciono i venti e taccion l'onde,
      Sol nel mio petto il mio dolor non tace:
     
      Quindi i poggi e le valli ime e profondeFo egualmente sonar d'un mesto grido
      - Luce degli occhi miei, chi mi t'asconde?
     
      Proprio del Lamberti, di cui il Foscolo undici anni dopo dimandava: Chi legge i versi del Priscian Lamberto? e pare non ricordasse piú che poteva rispondergli, Voi. - Un altro sonetto comincia con un'imitazione, che dico? con una traduzione di due versi del falso Cornelio Gallo o vero di Massimiano etrusco elegiografo del tempo di Teodorico, e finisce con altre imitazioni o traduzioni da Ovidio e da Seneca. Ma chi, anche erudito, ripeterebbe il distico di Massimiano,
     
      Non sum qui fueram, perit pars maxima nostri;
      Hoc quoque quod superest languor et horror habet,
     
      di faccia alla giovine bellezza di questi versi qui,
     
      Non son chi fui; perí di noi gran parte:


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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