Tutte a dialogo; e i loro poeti, passando oltre, o anzi ignorando i cuculi del venerabile Beda e d'Alcuino, tornaron diritti a Virgilio e un po' a Calpurnio: e, se di Virgilio non appresero la suprema eleganza, assunsero al piś alto e austero concetto di veritą la forma allegorica, per mezzo la quale credevano esser passata la voce della Sibilla annunziante Cristo nato. Di Teocrito non seppero che per udita e non lessero che per citazione. Quell'ecloga nell'Ameto del Boccaccio, ove cantano in gara il pastor siculo Acate e Alceste pastore arcade, adombra ella da vero, come un dotto e ingegnoso uomo avvisņ,(7) la differenza, qual vedevala il medio evo, tra l'idillio teocriteo reale e l'allegorica ecloga virgiliana? Anche se no, esso il Boccaccio nell'epistola dichiarativa della sua bucolica(8) affermava che Teocrito nulla intese oltre quello che la corteccia delle parole dimostra, ma Virgilio asconde sotto la corteccia piś sensi. Cosķ le ecloghe latine del Trecento ricuoprono dell'involucro pastorale o avvenimenti personali degli autori o grandi fatti della storia politica e religiosa dei tempi; e Franc. Petrarca ribattezza Mition il pontefice Clemente V e dą del Panfilo a san Pietro, che il Boccaccio chiama invece Glauco e chiama Dafni l'imp. Carlo IV. Che resta dunque l'affermazione di Francesco De Sanctis a proposito del Tasso e del Guarino, che l'ideale poetico posto in un mondo pastorale rivela una vita sociale prosaica e vuota d'ogni idealitą? Cotesti trecentisti, anche Dante, anche il Petrarca, ai quali certo idealitą non mancavano, andarono a cercar la poesia nel mondo pastorale, come gli estetici direbbero con espressione né filosofica né italiana.
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