A questa Arcadia avviavasi dunque e ci viaggiava per entro il poeta; ma, come poeta moderno, mesto e addolorato, d'amore e d'altre pene. E poi ben presto l'Arcadia del Sannazzaro si riconosce essere la valle di Gifuni in quel di Salerno, ov'erano i possedimenti della famiglia e ove la madre l'allevò ed egli la pianse morta e s'innamorò. E tutta degli amori e dolori suoi, e di quelli degli amici e di quelli de' suoi re, è piena quest'Arcadia, tanto piú nobile dell'Ameto. Quelle grotte, è vero, sono tutte intarsiate di vecchi frammenti greci e latini e rivestite di spoglie toscane. Che importa? cosí voleva il tempo. Ma entro v'abitano veramente, o almeno parve al poeta, quelli ch'ei chiama i gloriosi spiriti dei boschi; e l'Europa ammirata per un secolo ne udí risonare
El dulce lamentar de los pastores,
come in bellissimo verso cantava Garcilaso de la Vega, un de' celebrati imitatori del poeta napolitano. Per un secolo intero l'Europa fu allo specchio dell'Arcadia a farsi classica: su le tracce del Sannazaro, a mezzo il Cinquecento, in Spagna, Giorgio di Montemayor componeva la Diana, e il gran Cervantes, nel 1584, la Galatea: in Inghilterra, nel 1590, fiorente Shakespeare, che al Sannazzaro deve almeno il nome di Ofelia, Filippo Sidney rifaceva un'Arcadia; e in Francia, nel 1610, Onorato d'Urfè faceva l'Astrea.
In Italia l'opera del Sannazzaro poté in appresso suggerire o prestare alla futura favola pastorale paesaggi e figure di personaggi liricamente appassionati: per intanto ebbero piú fortuna le parti metriche, le quali imitate originarono e divulgarono una specie di ecloghe nuove, di cui molte furono anche recitate e rappresentate.
| |
Arcadia Arcadia Sannazzaro Gifuni Salerno Arcadia Ameto Europa Garcilaso Vega Europa Arcadia Sannazaro Cinquecento Spagna Giorgio Montemayor Diana Cervantes Galatea Inghilterra Shakespeare Sannazzaro Ofelia Filippo Sidney Arcadia Francia Onorato Urfè Astrea Italia Sannazzaro
|