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Tutto bene, per la storia del costume poetico nel Cinquecento. Ma, mettiamoci un po' una mano sul petto, son proprio questi i germi onde possa venir su col tempo e con la paglia l'Aminta del Tasso?
IV
Piú forse importanti restano parecchie altre ecloghe, le quali accennando a fatti storici o adulando uomini potenti o insorgendo talvolta alla satira politica e sociale andavano recitate in pubblico con apparato scenico: e sarebbe opportuno raccoglierle e illustrarle. Io ne ricorderň alcune.
Delle ecloghe di Serafino Aquilano la prima espone Tirinto e Menandro a dir male fra loro assai chiaramente de' costumi della curia sotto il pontificato d'Innocenzo VIII; e fu recitata col favore del cardinale Colonna nel carnevale del 1490.(23) Su per giú di quegli anni ha da esser la quarta di Antonio Tebaldeo: nella quale Paleno veronese e Clearco ferrarese si scontrano a Bologna; e questi, che č il Tebaldeo, fa a quello la storia e le lodi della signoria bentivolesca, e nominatamente di Giovanni e di Ginevra Sforza sua moglie, e lo sconforta dal recarsi a Roma, mostrandogli i corrotti costumi e rei vizi di quei pastori, com'e' li chiama, di Giove.(24) In un'ecloga, in vece, poco di poi composta da messer Galeotto Del Carretto, Corido e Uranio cantano a onore e laude di Alessandro pontefice novamente eletto [agosto 1492].(25) Di gran lunga superiore a tutti cotesti mostriciattoli l'ecloga di Ludovico Ariosto,(26) nella quale Tirsi e Melibeo discorrono della congiura ordita nel 1506 contro Alfonso I d'Este dai fratelli don Ferrante e don Giulio e finiscono con l'arrivo di Lucrezia Borgia al marito in Ferrara.
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