Oh no. Cerfidio pastore s'č innamorato d'Ippodamia amata amante di Largio suo amico: si vuole uccidere per non far torto all'amicizia: Largio glie la cede, ma e' glie la rende:
E lei domanda in dono il terzo loco,
Cosí tre cori avvampa un solo foco.
Che sugo c'č? Se non che č la terza donna oramai in quest'ecloghe, la quale volentieri starebbe in mezzo di due amanti o mariti: il che č del tutto opposto all'idealitŕ della favola pastorale. – Piú spicciative le ecloghe maggiaiole: interlocutori pastori e ninfe che vanno a diporto facendo all'amore: a' lor discorsi e giuochi s'inframettono uno o due villani sguaiatamente: sono cacciati a bastonate: qualche volta tornano armati di spade, sono bastonati di nuovo.
Tale č la produzione della poesia rusticale e della pastorale toscana: questa che proviene obliquamente dal mescolamento della ecloga arcadica alla rappresentazione drammatica in ciň che ha piú di lirico: quella, infarcita di linguaggio contadinesco, che proviene dirittamente dall'idillio del Medici accoppiato alla parte comica e volgare della rappresentazione: la prima, cosí per le origini come per gli spiriti e le forme, in antipatia con la favola pastorale, mise capo in altra regione alla trasformazione realistica delle commedie in prosa del Ruzzante: la seconda imbozzacchí senza frutto. Me ne sa male per quei critici che in Pulicane, per esempio, e nei contadini bastonati sono abili a riconoscere altr'e tanti satiri, atavi di quei del Tasso e del Guarino.
Della «festa in atti rusticali» che Cassio da Narni, nel poema romanzesco La morte del Danese [1521] fa rappresentare in un castel di montagna alla presenza di Orlando Rinaldo e Bradamante, non credo sia necessario constituire un genere a parte, un esempio di ecloga aristocratica.
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