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      Cosí la città di Ferrara, che prima avea veduto su le scene un satiro nell'Orfeo del Poliziano rifatto da Antonio Tebaldeo e un coro di satiri nel Cefalo di Nicolò da Correggio, ebbe ora tutto intero un dramma di satiri al modo dei greci, ma non imitato di su 'l Ciclope d'Euripide. Il Giraldi credé poter rinnovare il dramma satirico d'Euripide, ma non si attentò di fare una rappresentazione epica o mitica come il Ciclope: l'Egle è una favola di dèi e semidèi in Arcadia. Fauni e satiri amano in vano le ninfe de' boschi; e ricorrono per consiglio e aiuto a Egle, amica del buon Sileno e della bella vita, che promette aiutarli. Le Oreadi, le Driadi, le Napee si dispongono a seguir Diana alla caccia; e rispondon male a Egle, la quale vorrebbele persuase che c'è piú gusto a seguitare amore. Alla fine le ferisce nel debole con la pietà: – Gli dèi delle foreste, disperati dei vostri rigori, emigrano; abbandonando qui i figliuoli. Che sarà de' poveri Faunetti e Satirini? – Le ninfe sono tócche; tanto piú quando al ritorno dalla caccia Egle presenta loro la brigatella cornuta e contrita. Le ninfe consentono a far loro da madri, purché si portino bene e siano buoni; e la sera stessa vengono liberamente a giuocare e danzare coi piccoli. Qui le aspetta Egle. I Satiri e Fauni grandi appostati dietro gli alberi saltano fuori. Fuggon le ninfe, inseguite: ma d'un tratto èccole trasformate in alberi, in ruscelli, in fontane: ecco il dio Pan che racconta il miracolo tenendo in mano una canna, tutto ciò che gli resta della bella e crudele Siringa.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuè Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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