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      (72) Due soli canti avea per la musica lo Sfortunato: ma il dramma a cinque atti in endecasillabi sciolti č lungo; lungo e noioso. L'azione al solito passa in Arcadia: tre pastori, tre ninfe, tre caprai; questi sfoggian rozzezza; quelli e quelle, tenerezze e durezze: lunghe sono le discussioni d'amore, infiniti i lamenti: lo Sfortunato e un compagno finiscono contenti nelle nozze con le ninfe loro: la terza rimane sciolta al servizio di Diana, ammirata dal terzo libero pastore.
      Piú che dalla poesia, attratto forse dal nome dell'attor principale, Roscio del secolo, il concorso fu grande. Tra gli spettatori era Torquato Tasso, giovane allora di ventidue anni e da poco piú che diciotto mesi gentiluomo al servizio del cardinale Luigi: cinque anni dopo, al servizio del duca Alfonso II, in due mesi dell'inverno 1573 compose l'Aminta. In due mesi: ma lo elegante e dotto biografo del Tasso, Pier Antonio Serassi,(73) ricorda un Teocrito che fu del poeta, ove notati di propria mano di lui vedevansi i passi che poi prese a imitare nella creazione novella. Fuori dalle lungaggini e goffaggini recenti, ch'ei forse con l'animo tuttavia sveglio al rapimento della fantasia e alla ricerca dell'arte nel nuovo spettacolo né anche avvisň, il giovine poeta tornava all'antico e al suo ingegno; e questo, nell'abitudine sua al vagheggiamento meditativo dei sentimenti, rispecchiň l'antico con una visione di voluttŕ lontanamente fuggente: ond'egli poi cantava,
     
      Ardite sí ma pur felici carteVergai di vaghi pastorali amori,


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuč Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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