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      Né giova riferirsene al Trissino. La poetica del Trissino non approva nelle ecloghe del Sannazzaro e degli altri né lo sdrucciolo né la rima, con il quale e con la quale egli dice non potersi asseguire la grazia e venustŕ di Teocrito:(74) ma il Trissino stesso giŕ quattordici anni prima avea scritto in versi sciolti la Sofonisba; aveva, cioč, al nuovo dramma dato nuova forma metrica propria, tutto l'opposto della vecchia rappresentazione, di cui ritengono le ecloghe piú o meno rappresentative e le commedie cosí dette pastorali. Superfluo arrecare a prova il fatto che dopo l'insegnamento e l'esempio del Trissino lo sciolto era divenuto pe' cinquecentisti il metro dell'ecloga.(75) Qui bisogna decidersi. Si rinunzia dunque alle famose ecloghe in terza e piú rima dell'ultimo Quattrocento e del Cinquecento inoltrato? Tanto meglio. Ma si badi che le ecloghe in versi sciolti del Trissino e dell'Alamanni, e aggiungiamo pure le tante altre insipide assai e del Muzio e del Grazzini e di molti, non hanno pretensione alcuna drammatica pur da lontano, né vantano, ch'io sappia, rappresentazione veruna: sono puri esercizi accademici solitari.
      Di cotali ecloghe, a ogni modo, e piú ancora delle anteriori in terzine sdrucciole o piane, e piú delle commedie o rusticali o pastorali, non un segno, come giŕ dissi, in Ferrara. In Ferrara, in vece, prima, per opera dell'Ariosto, contro la vecchia commedia in terza e ottava rima e anche contro la nuova commedia fiorentina in prosa, surse la commedia regolare classica nell'antico jambo, cioč in endecasillabi sciolti e sdruccioli.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuč Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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