Nel resto l'antitesi tra la verginale vocazione di Silvia e la passione d'Aminta č in germe nel Pan e Siringa e nelle ninfe e ne' satiri dell'Egle di G. B. Giraldi; onde fu pur derivata la lirica forma dei cori, che nel concetto dell'arte di quei tempi differenziavano il nuovo dramma dalla commedia e dalle minori rappresentazioni volgari e lo sollevavano verso il grado della tragedia. I satiri nell'Egle sono tutto; ma il satiro dell'Aminta discende piś veramente da quello del Sacrificio di Agostino Beccari; come l'idea di Silvia legata all'albero e liberata da Aminta appar suggerita da ciņ che fa Turinio della stessa favola in simile caso per Stellinia. Lasciamo andare se il salto d'Aminta piś che da quello d'Ariodante nel quinto del Furioso possa credersi suggerito dal proposito del capraio nel terzo idillio di Teocrito: ma certo la novella del bacio [a. I, sc. 2] č tolta di peso dal secondo libro degli Amori di Clitofonte e Leucippe d'Achille Tazio, gią volgarizzati in parte da Lodovico Dolce nel 1546 e del tutto da Francesco Angelo Coccio nel 1550: cosķ i romanzi dello scadimento greco, rivelati, si puņ dire allora, alla letteratura fuor delle scuole, venivano a porger nuova esca al genio sensuale dei drammi pastorali, ultima forma poetica dello scadente rinascimento. Ancora: il famoso coro del falso onore («il primo coro dell'Aminta val da solo gran parte di quanto in volgar poesia composto si legge», sentenziava l'accademica gravitą del custode d'Arcadia)(86) č ispirato elementarmente da un'elegia di Tibullo [3a del II libro]. Finalmente il dramma ha un epilogo, che rallegandosi al prologo riprende e leggiadramente amplifica il motivo del gią ricordato primo idillio di Mosco: Venere viene a ricercare il figliuolo tra le belle spettatrici e i cavalieri amorosi.
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