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      Ma Torquato, facendosi scena de' boschi e ritenendo le persone pastorali, si sottopose non men al costume dell'egloghe ch'alle regole della comedia e della tragedia parimente, facendo di tutte e tre una maravigliosa ma vaghissima e regolatissima composizione: perciocché dall'egloga prese, come ora dicevamo, la scena, le persone pastorali e 'l costume; dalla tragedia le persone divine, l'eroiche, i cori, il numero del verso e la gravitą della sentenza; dalla comedia le persone comunali, il sale de' motti e la felicitą del fine, piś proprio alla comedia ch'all'altre due. La composizione poi di questo mescolamento, quanto all'unitą et integritą della favola et al suo circuito e quanto alla protasi et alla catastrofe et all'altre parti quali e quante elleno devono essere, dispose egli secondo le regole et alla tragedia et alla comedia ugualmente communi; delle quali fu cosķ diligente osservatore, che in tutto quel poema non ha potuto l'invidia stessa ritrovare mancamento alcuno, se non s'č per avventura ch'ad altri parve assai breve.(89)
     
      Un altro amico e ospite del Tasso, Angelo Ingegneri, tre anni dopo la morte del poeta, mostrava riconoscere da lui il mutamento e movimento della scenica poesia che avveniva allora in Italia:
     
      Tragici e comici non sono mai stati tanti in una stessa etą, né di quel numero cosķ gran parte ha conseguito cotanto applauso, né (quello ch'č di somma gloria dei nostri giorni e della stessa poesia) si sono gią mai ritrovati i cavalieri ed i principi, che di tale studio si sieno, sķ come ora addiviene, dilettati.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuč Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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