E la fraude nel seno ed il rasoioTien sotto il manto? Or su, sta di buon core,
Ché i sciaurati pronostici infelici,
Ch'ei vende a' malaccorti con quel graveSuo supercilio, non han mai effetto;
E per prova so io ciò che ti dico.
E séguita raccontando come, quando gli venne bisogno e voglia d'irsene alla gran cittade in riva al fiume, avendone fatto parola a Mopso, questi ne lo sconsigliò, mettendogli in aperto tutte le bugie e falsità cittadine e le insidie della corte.
Bellissimo tratto: ma chi è Mopso? Secondo una tradizione, raccolta già, se non accolta, dall'abate Menagio primo commentator dell'Aminta(91) e ragionata poi dall'abate Serassi biografo del Tasso,(92) egli sarebbe Sperone Speroni, filosofo, oratore, critico e poeta patavino (1501-1588); uomo di valore oltre l'ordinario; ma orgoglioso, moroso, invidioso. Alla di lui conversazione il Tasso scolare giovinetto in Padova usò assai, e ciò che gli dovea di cognizioni e idee intorno alla teorica dell'arte sua confessò nei Discorsi poetici. Se vero che lo Speroni lo dissuadesse dal farsi cortigiano, il Tasso, forse per mostrargli di non aver avuto torto a non dargli retta, tanto seppe adoperarsi co 'l duca, pur lodando e rilodando il filosofo, che egli nell'ottobre del 1571 mandò quattro suoi gentiluomini a levarlo da Padova e lo ebbe seco per piú giorni alla corte. Ne' quali giorni Torquato alla presenza di esso Speroni non che del duca e d'altri signori lesse piú canti della Gerusalemme: ma il padovano maestro, in vece di accompagnare i suoi a' plausi degli altri e animare il giovine, se ne stette a sentire con molta freddezza, e poi gli mosse pomposamente certe sottili difficoltà, sí che il Tasso fu quasi in dubbio di lasciare l'impresa.
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