Questo raro parto del maraviglioso ingegno del signor Torquato Tasso, essendo da tutti coloro che prendono diletto della vaghezza delle poesie bramato senza fine, non men di quel che facciano di tutte l'altre sue cose, anzi forse via piú, siccome quello che dalle sue mani ne' suoi tempi migliori uscí piú maturato, non dovea star celato presso a me.
E ricordava lo stato nel quale il poeta già era, «non meno invidiato allora che adesso compassionato».
Ma già prima della stampa l'Aminta aveva corso l'Italia trionfalmente, aveva, già eccitato per tutto le velleità degl'imitatori: nel 1574, un Ligurino di Niccolò degli Angeli marchigiano; nel '76, il Pentimento amoroso del Cieco d'Adria; nel '79, la Fillide di Cesare Della Valle napolitano. Nell'80 pose mano al Pastor fido, pubblicato dieci anni di poi, Battista Guarini; del quale dee pendere ancora incerto il giudizio tra le imitazioni e l'originalità, ma ad ogni modo nell'opera del dramma non resta inferiore al Tasso, anzi mi pare avanzarlo di varietà ed energia e verità nell'invenzione e ne' personaggi, se bene forse egli non avrebbe pensato la sua tragicommedia quando non avesse veduto l'Aminta. Di che il Manso, ospite e domestico del poeta negli ultimi anni, racconta questo motto:
Era di fresco venuta in Napoli una copia del Pastor fido; e lettasi in presenza di Torquato, d'Ascanio Pignatelli e di Vincenzo Toraldo, fu egli richiesto che volesse dirne il suo parere. Et egli – Mi piace sopra modo, ma confesso di non saper la cagione perché mi piaccia –. Onde io rispondendogli – Vi piacerà per avventura – soggiunsi – quel che vi riconoscete del vostro –. Et egli replicò – Non può piacere il vedere il suo in mano d'altri.
| |
Torquato Tasso Aminta Italia Ligurino Niccolò Angeli Pentimento Cieco Adria Fillide Cesare Della Valle Pastor Battista Guarini Tasso Aminta Manso Napoli Pastor Torquato Ascanio Pignatelli Vincenzo Toraldo
|