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L'Aminta anche ebbe presto gli onori delle versioni nelle favelle classiche e nelle barbare: in lingua slava illirica, nel 1598; in trimetri giambici latini, da un medico di Pomerania, Andrea Hiltebrando, nel 1615; in greco moderno, nel 1745. Vivo tuttora il poeta, le stampe italiche non bastarono a diffondere nel mondo letterario l'ammirata opera. Fioriva tuttavia il bel tempo del nostro primato nel pensiero e nell'arte, e l'Italia era all'Europa ciò che oggi Parigi è a noi: e in Parigi l'Aminta fu ristampata in italiano l'anno 1584, a Londra il 1591: in lingua spagnola ebbe del 1607 una versione, unica, credo, ma eccellente, di Juan de Jaregui, lodata dal Cervantes; in inglese, otto dal 1591, e quattro in tedesco dal 1642 in poi. Lascio le versioni olandesi, danesi, ungheresi, polacche:(102) ma delle francesi ce n'è una letteratura; la prima súbito nel 1584, e altre due entro il secolo decimosesto; cinque nel decimosettimo e cinque nel seguente; sette nel nostro, fino al 1883.
Francesco Malherbe, il riformatore della lingua e poesia francese (Enfin Malherbe vint!), che principiò traducendo o imitando un de' piú inutili e noiosi poemi nostri, Le lacrime di San Pietro del Tansillo, diè prova di miglior giudizio non saziandosi d'ammirare l'Aminta; e l'ammirazione dimostrava nel modo piú eloquente, desiderando d'averla composta lui, lui che di sé stesso cantava:
Les ouvrages communs durent quelques années:
Ce que Malherbe écrit dure éternellement.
Lo attesta il Menagio. Un po' prima che l'aulica letteratura di Luigi XIV compiesse i suoi colpi di stato e le conseguenti usurpazioni ed esclusioni, un dotto uomo che nell'incipiente regno avea dedotto la indipendenza della grave erudizione e la spiritosa turbolenza dei contrastati regni anteriori, Egidio Menagio (1613-1692), autore di prose e versi in tre lingue, e nell'italiana annotatore del Casa, indagatore famigerato delle Origini e accademico della Crusca, pubblicò del 1655 in Parigi l'Aminta con sue annotazioni in italiano, dedicandolo alla signora Maria della Vergna, cioè a madamigella De la Vergne, famosa poi col nome di madame De La Fayette e scrittrice dell'Histoire de madame Henriette d'Angleterre e della Princesse de Clèves.
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