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Superbo giudizio, quasi personale; ma sincero da parte dell'uomo che pur tanto ammirava il Tasso, e non del tutto ingiusto quanto al genere.
Per vedere esattamente delineata e messa in chiaro con poche parole la figura e parte che la pastorale italiana ha nello svolgimento e nella storia del dramma bisogna leggere uno straniero. Dell'Aminta insieme e del Pastor fido A. G. Schlegel dice che
La composizione non è veramente tragica, ma è nobile ed anche ideale; e la poesia de' cori è d'una grande bellezza. Questi cori non appariscono su la scena, e non s'annodano all'azione; sono voci liriche e armoniose che sembrano echeggiare nell'aria.... Benché vi sia un intreccio generale ed uno scioglimento, l'azione sovente non progredisce nelle scene isolate: il che prova che gli spettatori, poco avvezzi a' vivi piaceri del teatro, si tenevano ancora contenti della placida pompa d'una bella poesia, né conoscevano quell'agitazione e quella impazienza che la rapidità del movimento drammatico può sola colmare.(119)
Ciò che la concitazione del dramma non poteva, lo dava la sensualità musicale. Finisco citando d'un bell'ingegno italiano, che, quando poteva riguardare posato, vedeva bene:
Questa parte della nostra letteratura fu forse la piú popolare in Europa, e non cedé che alla nuova e cosí lusinghiera popolarità dell'opera in musica, alla quale aveva lastricata la via con i cori cantanti, col lusso degl'intermezzi, con la dolce morbidezza del verso.(120)
Di fatti la favola pastorale cedé passo passo il campo al melodramma mitologico e storico: quando questo con Apostolo Zeno fiorí, quella era placidamente esinanita; e Gian Vincenzio Gravina, che forse rideva su l'agonia dell'ibrida forma, tirava anche su, inconscio, il Metastasio a far di peggio, secondo lui, di meglio, secondo il giudizio de' teatri eleganti.
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