Fra' pastori leggiadro. Or non siate osaPiú mai di dirmi mal del mio Filisio;
Ché, se non mi verran meno le mani,
Io vi farò pentir di tanto ardire.
Ga.
Deh, Irinda mia, non esser cosí fiera!
Ché non conviene a la tua gran bellezzaL'esser crudele. Ascolta, ché dirotti
Cosa che ti farà rimaner lieta.
Ir.
Io non voglio udir piú cosa veruna;
Ma voglio che diciate al vostro figlio,
Che molto meglio egli faria ad amareChi l'ama e lasciar me, che via piú tosto
Mi eleggerei morir d'esser mai sua.
Ga.
Non ti partire, Irinda, ascolta; ed ioCosa non ti dirò che ti sia ingrata.
Ir.
Udir non vo' da voi piú cosa alcuna:
GAIA SOLAIo detto aveva bene al figlio mio
Che l'opra i' perderei. Non credo maiChe Irinda ad amar lui sia per piegarsi;
E non posso se non lodar la ninfaPoi che costante sta ne l'amor suo.
E' farebbe assai meglio il mio figliuolo,
Come Irinda detto ha, ad amar chi l'ama,
Che mettere in oblio la greggia sua,
Per voler al suo amor piegar chi l'odia.
E s'egli seguirà il consiglio mio,
Come seguire ad ogni modo il deve,
Lascierà questa pratica, e porrassiAd amar Frodignisa, ch'ama lui
Non meno che ami Irinda il suo Filisio.
PARTE QUINTAVIASTE, DINO
Io vo' piú tosto non dirò lasciareLa greggia in preda a' lupi, ma....
Uscire, ch'io sostenga mai ch'Irinda
Sia d'altri. Dica pur, faccia pur quantoSa far Montano; non potrà mai tôrmi
Da questa voglia c'ho nel cor fondataCome in selce ben dura. Che sia Irinda
Moglie a Filisio e ch'io ne sia contento?
Piú tosto si vedran nere le neviE le brine caldissime, ch'io voglia
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Filisio Irinda Irinda Irinda Irinda Frodignisa Irinda Filisio Irinda Montano Irinda Filisio
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