Via.
Se tu, Dino, vorrai, se tu vorrai,
Dino mio caro, tu potrai disporreIrinda che rivolga a me il pensiero
Sí che di suo voler venga mia moglie.
Din.
Io non son stato a questa ora, Vïaste,
A tentar che pensiero ella abbia, e trovoCh'ella piú tosto soffrirà esser morta
Ch'esser tua mai.
Via. Tu mi hai trafitto il core.
Din.
E che colpa ve n'ho io, se tu vuoiQuel che impossibil è che tu abbi mai?
Ella esser vuole di Filisio, e in luiHa posti tutti quanti i suoi pensieri;
E, quando ad uno di voi due dovessiConcederla io, piú ragionevol fôra
Ch'a Filisio la dessi ch'ama Irinda
Che a te c'ha in odio. Però, poi che vediOgni cosa contraria al tuo disio,
Dà orecchio a quel che ti ha detto Montano:
Lèvati questa cura omai dal coreE volgi ad altra donna il tuo pensiero.
Via.
Dino, io te 'l vo' dir: sarà cagioneL'odio che veggo che costei mi porta
Che dia morte a Filisio e morto luiIo faccia con un laccio anch'io quel fine
Che per la crudeltà di Anassarete
Fe' il misero Ifi. E tosto ne vedreteL'effetto tu et Irinda; poi che insieme
Vi sarete congiunti a la mia morte.
DINO SOLO.
Ve' che disavventura ha questa ninfaPer questo sciocco. Ella brama Filisio,
Et io consentirei che fusse sua;
E questo diavol di Vïaste metteTanto disordine in questo maneggio
Che non so che mi far né che mi dire.
Non credo io già che fra pastori unquancoNon fusse caso cosí strano: io prego
Chi la cura ha de' matrimonii santiChe degni di condurre a onesto fine
Questo grave disordine; sí ch'abbiaFilisio Irinda, e deponga Vïaste
La strana passïon ch'ora lo ingombra.
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