Il nostro veneziano però non perdette il suo tempo, poiché fu sempre suo costume d'impiegarlo in qualche cosa, ma non fece fortuna; sicché in capo ad un anno, provveduto al suo solito se non di lettere di cambio, di buone raccomandazioni, andò in Varsavia. Egli partì da Pietroburgo nel suo legno tirato da sei cavalli da posta e con due servi, ma con poco danaro, di modo che quando incontrò in un bosco dell'Ingria il maestro Galuppi detto Buranello, che andava colà chiamato dalla Czarina, avea la sua borsa già vuota; ciò non ostante ei corse felicemente novecento miglia che dovea fare per arrivare nella capitale della Polonia. In que' paesi chi ha l'aria di non averne bisogno trova facilmente denaro, e non è difficile là l'aver quest'aria, com'è difficilissimo l'averla in Italia, dove non v'è alcuno che supponga una borsa piena d'oro, se prima non l'ha veduta aperta. Italiam! Italiam!
Il veneziano in Varsavia fu molto bene accolto. Il principe Adamo Czartoryski, cui si presentò con una valida comendatizia, il presentò al principe palatino di Russia suo padre, al principe zio gran cancelliere di Lituania e dottissimo giureconsulto, ed a tutti que' grandi del regno che trovavansi allora alla corte. Egli non fu presentato con altro nome che con quello che trasse dall'umile sua nascita, né potea esser ignota a' polacchi la di lui condizione, poiché da una gran parte di que' grandi era stato veduto a Dresda quattordici anni prima, dove avea servito con la sua penna il re Augusto III, e dove avea madre, fratelli, cognati e nipoti.
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