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      Alla rotonda tavola, cui sedevano otto persone, tutti poco o molto mangiarono, fuori che il re ed il veneziano, poiché ragionarono sempre e della Russia, molto conosciuta dal monarca, e dell'Italia ch'egli, quantunque d'essa assai curioso, non vide mai. Ciò non ostante molte persone a Roma, a Napoli, a Firenze, a Milano mi dissero di averlo trattato nelle loro case, e lasciai che così dicessero e credessero, poiché corre gran pericolo a questo mondo chi intraprende il difficil mestiere di disingannar gl'ingannati.
      Dopo quella cena il veneziano passò tutto il rimanente di quell'anno ed un pezzo del seguente a far omaggio a S. M., a que' principi ed a que' ricchi prelati, essendo egli sempre convitato a tutte le brillanti feste, che si facevano alla corte e nelle magnifiche case de' magnati, e principalmente in quelle della famiglia (così era chiamata per eccellenza l'inclita casa Czartoryski), dove regnava, ben superiore a quella della corte, la vera magnificenza.
      Giunse in quel tempo in Varsavia una ballerina veneziana che, con le sue grazie e co' suoi vezzi, si cattivò l'animo di molti, e fra gli altri del gran panattiere della corona Xaverio Braniscki. Questo signore, che oggi è gran Generale, era nel fiore della sua età, bell'uomo che, inclinato fin dalla sua adolescenza al mestier della guerra, avea servito sei anni la Francia. Avea là imparato a sparger il sangue de' nemici senza odiarli, ad andarsi a vendicar senza ira, ad uccidere senza discortesia, a preferire l'onore, ch'è un bene imaginario, alla vita, ch'è l'unico bene reale dell'uomo.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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