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      Dopo aver così detto andò sulla porta del teatro ad aspettarlo, con intenzione di andar sul fatto, benché la notte fosse molto oscura, in qualche luogo, a dare o a ricevere qualche stoccata e terminar così l'affare; ma si trattenne in vano per mezz'ora senza veder alcuno, e la pioggia agghiacciata cadea sulla neve, onde mezzo intirizzito si determinò a far avanzare la sua carrozza e ad andarsene alla casa del principe palatino di Russia, dove sapea che il re dovea portarsi a cena.
      Il veneziano fu prudente a soffrire nel loco in cui si trovava l'insolente ingiuria del Postòli, poiché il re trovandosi con le guardie a quel loco molto vicino, ogni di lui moto violento, benché picciolo, sarebbe divenuto di gran conseguenza; ma egli non potea dissimular l'affare. Due uffiziali furono presenti alla scena ed il Bissinski fido amico del Postòli, sicché egli rimase immerso nella più seria perplessità.
      Senza determinarsi a nulla giunse a gran trotto alla casa del principe palatino, dove trovò alla assemblea il fiore della nobiltà.
      Il principe, tosto che il vide, fece la partita di tresette, e, come solea, sel prese per compagno; ma egli giocando non facea che spropositi, de' quali rimproverato dal principe, gli rispose ch'era con la testa quattro leghe lontano dal loco in cui giocava. Il principe, dicendo con aria serena che bisogna aver la testa non altrove che là dove si gioca, gettò le carte sulla tavola, e la partita finì. Arrivò allora un uffiziale di corte a dire che il re non sarebbe venuto a cena, onde il palatino ordinò che le tavole fossero subito imbandite.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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