Dispiacque molto al povero forastiere ingiuriato che il re non venisse, poiché avrebb'egli comunicato a S. M. l'ingiuria che il Postòli aveagli fatta, ed il sovrano avrebbe accomodato tutto, obbligando l'ingiusto insultante a dare all'offeso qualche sufficiente risarcimento; ma l'affare dovea definirsi in modo assai diverso.
Sedettero tutti a cena, ed al capo della tavola bislunga egli sedea presso il principe palatino, alla sua sinistra. Parlavasi di cose liete, ed a tutt'altro egli pensava fuori che a parlare della sua disgrazia, che avrebbe desiderato che potesse rimanere occulta a tutta la terra, allorquando a mezza la cena arrivò il principe Gaspare Lubomirski generale al servigio di Russia, che andò a sedere al capo opposto della tavola, alla quale trenta in circa potevano esser quelli che mangiavano. Quando questo principe si vide in faccia di lui all'altro capo, gli disse ad alta voce che gli dispiacea della lacrimevole avventura ch'eragli sopravvenuta al teatro; a tal complimento, che andò a ferirgli l'anima, e ch'egli buonamente sperava che non avesse ad essergli fatto da alcuno, per non essersi l'affare ancora divulgato, non ebbe la forza di rispondere, ma nulla di meno il principe Gaspare seguitò, forse malignamente, a confortarlo, dicendogli che l'offensore era ubriaco, che convenia sprezzar la cosa, che la stima, che tutti faceano della sua persona, non sarebbe a cagione di ciò per diminuirsi, e cento simili crudelissimi conforti che, invece di calmarlo, l'accendevano, della qual cosa il palatino avvedendosi, gli domandò con bontà a bassa voce, che affare era quello: egli pregò Sua Altezza ad aspettare fino dopo cena, che testa a testa glielo comunicherebbe.
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