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      Si risolse a sfidare a duello quel cavaliere che l'avea vilipeso, unico modo in que' paesi ed in altri ancora col quale un uomo onesto, offeso da chi non ha sopra di lui diritto alcuno, può lavare la macchia che la ricevuta ingiuria gl'impresse.
      Se gli offesi, chiamando in giustizia gli offensori, potessero lusingarsi di esser per ottener dal giudice una pingue sentenza in loro favore, potrebbe darsi che i duelli non avvenissero tanto di frequente, malgrado le infelici massime del punto d'onore; ma l'esperienza fa che non possano sperar niente più di una fredda scusa o di una ridicola ritrattazione, che secondo il parer di certi pensatori sembra più atta ad accrescere la macchia che a toglierla. In Inghilterra però un uomo che ha detto ad un altro una parola offensiva, se tradotto in giustizia non può provare di avergli detto il vero, è mezzo rovinato.
      Questa riflessione è quella che porta certuni a chiamar in duello chi li insultò ed a farsi anche spesso da' medesimi uccidere.
      Rousseau il moderno a questo proposito ne dice una delle sue: dice che i veri vendicati non sono già quelli che uccidono, ma quelli che costringono i loro offensori ad ucciderli. Confesso di non aver lo spirito abbastanza elevato per esser in questo del parer del sublime ginevrino, quantunque il pensiero sia peregrino, nuovo e suscettibile, per chi volesse giustificarlo, di sottili ed assai eroici ragionamenti; di quelli de' quali vanno in traccia i pensatori moderni, che propriamente sono beati quando possono con sofismi fare che paradossi diventino aforismi.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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