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      Sono, etc.
     
      Mezz'ora dopo che questa lettera fu spedita, il veneziano, il quale era a letto, rimase un poco sorpreso di veder il Postòli comparire solo nella sua stanza e di udirlo a dirgli che avea a parlargli di affare segreto. Onde udite queste parole, alquanti subalterni, che si trovavano per caso nella stanza, non aspettarono di esser pregati di partire; i due principali attori rimasero soli ed il Postòli si assise sul letto. Perdoni il lettore se chi scrive ha qui bisogno di divenir drammatico per essere fedelissimo nella storia ed abbastanza chiaro.
      Postòli (seduto sul letto del veneziano). - Sono venuto per domandarvi se pensate prendervi giuoco della mia persona.
      Venez. - Come mai! Io ho per la vostra persona, o signore, il maggior rispetto che aver si possa.
      Post. - Mi mandate una sfida e, dopo ch'io l'ho prontamente accettata, cercate di guadagnar tempo. Questo non si fa. Se sentiste l'affronto che pretendete ch'io vi abbia fatto, dovreste aver più fretta di me di scaricarvene.
      Venez. - Dell'ingratissimo peso mi sento già di molto alleggerito dal momento che vi siete impegnato di battervi meco. Una dilazione di ventiquattr'ore non è considerabile; la nostra rissa, dopo un accordo, è divenuta tale che può accoppiarsi con la cortesia. Chi ci affretta ad andarci a battere oggi più tosto che domani?
      Post. - La persuasione in cui sono che, se non ci battiamo subito, non ci batteremo più.
      Venez. - Chi potrà impedircelo?
      Post. - Un comune arresto d'ordine regio.
      Venez. - E come? chi potrà far nota a S. M. la nostra intenzione?


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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