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      Non abbiate paura. Voglio che in questo voi pensiate come me; sono picciole bagatelle. Vi dirò in somma in due parole che, dopo che mi sfidaste e ch'io accettai, ho dritto di dirvi che o voglio battermi oggi o mai più. Voi mi avete inteso.
      Venez. - V'intesi tanto bene che mi avete persuaso, anzi convinto. Sarò pronto ad andar in vostra compagnia a battermi con voi oggi tre ore dopo mezzogiorno.
      Past. - Così mi piacete: bravo; ma ho ancora una cosa a dirvi.
      Venez. - Ditela, di grazia.
      Post. - Voi mi avete scritto che le vostre armi saranno la vostra spada; e questo è un sogno.
      Venez. - Perché?
      Post. - Perché io posso dispensarmi dal battermi con la spada con qualunque uomo ch'io non conosco, essendoché voi potete di quel giuoco essere troppo abile maestro ed in tal guisa aver sopra di me un troppo grande vantaggio, poiché non ne so di più di quello che convenga sapere ad ogni cavaliere, la professione del quale è la guerra.
      Venez. - Potreste rifiutare un maestro di scherma, ve l'accordo, ma non me, che naturalmente credo di saperne meno di voi, essendoché il vostro mestiere non fu mai il mio.
      Post. - Vi replico che non vi conosco. Ci batteremo a colpo di pistola. L'arma è eguale, e facilmente con essa eguale può essere il valore.
      Venez. - La pistola è troppo pericolosa. Con mio sommo dolore potrebbe avvenirmi la sciagura di uccidervi, ed egualmente potreste, malgrado vostro, senza forse molto odiarmi, uccider me. Dunque no pistola. Con la spada alla mano spero che non mi avverrà di ferirvi mortalmente, e poche stille del vostro sangue abbondantemente mi compenseranno dell'affronto con cui mi avete lordato.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65