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      Egli rivolse allora il capo e disse a' due suoi servi, che erano per montar dietro la carrozza, che nol seguissero, ma stessero là ad aspettar i suoi ordini. Il gran panettiere, udendo ciò, gli disse: Lasciate che vi seguano, poiché potrebbe avvenire che aveste bisogno di essi; il veneziano gli rispose: - giacché non posso condur meco un numero di servi eguale al vostro, non voglio neppure que' due miserabili; voi ne avete abbastanza per far servire anche me, se ne avessi bisogno. Posso sperarlo? - Sì, egli rispose, e vi prometto da cavalier d'onore, che vi farò servire in preferenza di me medesimo. E, ciò dicendo, gli porse la mano, che l'altro strinse entrando in carrozza e ponendosi presso di lui. Partirono subito, e non seppe dove andassero, nè si curò di domandarlo.
      Non erano ancora fuori della città, quando parve al veneziano una civiltà quella di rompere il silenzio. Egli domandò dunque al Postòli se pensava di far la sua dimora in Varsavia nella futura estate; alla qual questione egli rispose: Così avevo divisato di fare, ma voi forse sarete cagione che dovrò fare altrimenti. Il veneziano gli rispose che sperava di non aver ad esser cagione di cosa alcuna, che fosse per dispiacergli. - M'immagino già, rispose l'altro, che abbiate carattere di gentiluomo, o che abbiate servito in guerra... - Il veneziano, interrompendolo, gli disse che non si era mai trovato tanto nobile quanto in quel giorno; ma perché, soggiunse egli, guardando il Postòli in viso, mi fate voi questa dimanda?


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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