L'operazione che il chirurgo gli fe' per trargli dall'interno della mano la palla, fu dolorosissima; ma egli imparò che non v'è dolore materiale che un animo risoluto non possa dissimulare: mentre il chirurgo oprava, egli narrava il fatto al palatino di Calich Tuardouski e ad altri magnati astanti, e poté, malgrado il dolore che sentia, né dar segno di sentirlo, né interrompere il suo racconto. Il non posso è troppo di frequente sulle labbra dei mortali; per l'uomo che vuole, vi si trova assai di raro.
Il principe Stanislao Lubomirski allora Strasnik, ora gran maresciallo della corona, dotto e dolcissimo signore, portossi alla stanza del veneziano al cominciar della notte, e narrogli la scena ancor più tragica avvenuta dopo il duello. Il furioso Bissinscki quando, giunto a Vola, vide l'amico in quello stato, e seppe che il veneziano se n'era andato, diè nelle smanie; rimontò a cavallo determinato di andarlo a cercare ne' più cupi ripostigli, non già per isfidarlo a duello, ma per ucciderlo di presenza in qualunque luogo fosse per ritrovano. S'immaginò dunque, tornando in Varsavia, ch'egli si fosse ricoverato in casa del conte Tomatis, italiano anch'esso, del quale sapea che il veneziano era amico. Si figurò anzi che dal Tomatis medesimo poteva il veneziano esser stato spronato a chiamare il Postòli in duello, per vendicarlo di una vilissima ingiuria che avea dovuto soffrire dal Postòli poco tempo avanti, e per la quale avrebbe meritato che il Tomatis l'avesse ucciso sul fatto.
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