Ma se anche il Bissinscki non avesse pensato a ciò, egli dovea certamente credere che gratissimo fosse riuscito al Tomatis il modo con cui il veneziano avea abbassata e punita l'insolenza del troppo ardito cavaliere, onde gli parve indegno di vivere ed andò determinato di uccider lui, se in di lui casa non ritrovasse l'altro.
Scese da cavallo nella corte, montò furibondo le scale, e, trovato il Tomatis in bella compagnia di donne e di cavalieri, dimandò che gli si desse subito tra le mani il veneziano, alla qual dimanda avend'egli risposto che non sapea dove la persona ch'egli volea si trovasse, l'altro si trasse di tasca una pistola e gliela sparò alla testa. Il colpo andò a vuoto. Il conte Mozinski, Stolnik della corona, amabile, dotto, generoso e vigorosissimo, che trovavasi là presente, corse ad afferrare a traverso il furioso per gettarlo dalla finestra; ma avend'egli per disgrazia libero il braccio dritto, lanciò al Mosinski due fendenti, con uno de' quali gli ferì il braccio sinistro, e con l'altro tagliogli la faccia imprimendogli una lunga ferita che dall'alto della guancia sinistra scendevagli fin sotto la bocca alla destra, avendogli tagliato il labbro e quattro denti con grave ferita nelle gingive. Fatto ciò, rapidamente corse sul principe Stanislao Lubomirski che trovavasi parimenti in quella compagnia e, presentandogli al petto una pistola, il prese pel braccio e 'l minacciò di morte, se nol conducea subito salvo fino al suo cavallo, che avea lasciato nella corte.
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