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      Non si dee però per non isvegliarla lasciar la virtù. Invidiam placare paras virtute relicta? Contemnere miser. Vitanda est improba Siren desidia.
      Il veneziano si determinò ad andar a vedere la Podolia, la Volinnia, la Pocuzia e quelle Russie polacche, che con un altro nome vivono oggi sotto la disciplina di uno scettro assai più saggio del vecchio. Impiegò egli in questo giro tre mesi, né spese molto in alberghi, poiché fu sempre da per tutto dove andava con molta generosità accolto da que' grandi, che detestando il nuovo sistema tenevansi lontani dalla corte, i quali poi furono della loro indocilità puniti dall'imperatrice di Russia, quando osarono in dieta apertamente opporsi a' suoi desideri. Se il veneziano non avesse veduto que' paesi, avrebbe assai male conosciuta l'antica Polonia.
      Col suo braccio, che avea ricuperato tutto il vigore, egli ritornò in Varsavia. Vide il Postòli che guarito uscìa di casa, né avealo invitato ad andare seco lui alla corte. Cenò con la principessa Lubomirski, trovandosi a tavola il re, ch'è suo cugino, e non ebbe l'onore di udir la regia voce a lui diretta. Dal principe palatino di Russia non gli fu più offerto quell'appartamento che quel signore splendido e generoso gli aveva fatto ammobigliare. Denigratum est aurum, ei disse, e ben previde ciò ch'era per avvenirgli.
      Quel medesimo ajutante generale, ch'era stato presente al suo duello, venne a comandargli a nome di Sua Maestà di uscire dalla starostia di Varsavia in otto giorni di tempo. Il veneziano scrisse al principe Adamo Czartoryski una lettera di doglianza, nella quale gli rappresentava quanto ingiusto fosse il complimento che Sua Maestà gli aveva mandato a fare, ma altro il principe Adamo non gli rispose che queste tre parole: Invitus invitum dimitto.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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