Egli scrisse allora al conte Mozinski, quello cui il Bissinski tagliò la faccia, signore ch'era sempre al fianco del re; gli scrisse che non potea ubbidire, poiché avea molti debiti e in qualità d'uomo onesto dovea pensare a pagarli pria di partire. Corse in persona quel signore alla casa del congedato per sapere a qual somma ascendevano que' suoi debiti; della qual cosa da lui istrutto con un'informazione per iscritto il lasciò, dopo avergli detto che tre lettere anonime scritte contro di lui erano state le cagioni della sua disgrazia.
Non so decidere qual de' due personaggi merita maggior correzione; se il vile che scrive contro un uomo qualunque una lettera anonima, o l'incauto che, dandole retta, fa che il perfido che l'ha scritta, ottenga il suo intento. I veleni, i coltelli, le occulte insidie non avrebbero mai fatto male ad alcuno, se non avessero trovato quelli che con l'opera loro ne fecero uscire i malvagi effetti. Colui che scrisse una lettera anonima è in somma sempre un traditore, se anche l'effetto di quella lettera possa essere un bene.
Il generoso Mozinski si portò in persona nel dì seguente alla casa nella quale il veneziano abitava e gli diede mille zecchini e 'l buon viaggio. Con parte di questi ei pagò tutti i suoi creditori, le quittanze de' quali mandò a quel nobilissimo uomo, e partì per Breslavia capitale della Slesia, dove stette otto giorni a goder della dotta conversazione e dell'ospitalità dell'abbate Bastiani veneziano, che nel capitolo di quella cattedrale gode di un posto assai distinto e d'una assai ricca prebenda.
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