2 Questo pare, che significasse la divina Scrittura ne' Proverbi di Salomone, "Rex, qui sedet in solio iudicij, dissipat omne malum intuitu suo": perche dell'innata, e propria virtù del Re si suppone così; cioè, che la sola notitia del male del suo Regno è bastantissima à fare, ch'egli lo distrugga; & che ne pur un momento, per quanto à lui s'aspetti, egli lo possa soffrire.
3 Considerando io però (Potentissimo Signore) li mali, e li danni, la perdita, e le iatture; i quali, ò simili ai quali non si pensò mai, che potessero da huomini esser fatti; di quei tanti, e così grandi, e tali Regni, ò per dir meglio di quel vastissimo, e nuovo mondo dell'Indie, concesso, e raccomandato da Dio, e dalla sua Chiesa alli Re di Castiglia, accioche lo reggessero, e governassero, lo convertissero, e prosperassero, temporale, e spiritualmente; come huomo, che per cinquanta, e più anni di esperienza, essendo presente in quei paesi, gli hò veduti à commettere.
4 Et che essendo noto à vostra Altezza alcune loro particolari attioni, non potrebbe contenersi di non supplicar con importuna instanza à Sua Maestà, che non conceda, ne permetta quelle, che li tiranni inventarono, proseguirono, & hanno messe in essecutione, e chiamano Conquiste: nelle quali, se si tolerassero, si torneranno à fare; poiche da se stesse, fatte contra quelle genti Indiane, pacifiche, humili, & mansuete, che non offendono alcuno, sono inique, tiranniche, condennate, & maledette da ogni legge naturale, divina, & humana.
5 Deliberai, per non esser reo, nel tacere delle rovine d'anime, e di corpi infiniti, che quei tali cagionassero, darne alle stampe alcune, e ben poche, che li giorni passati io raccolsi di innumerabili, che con verità io potrei riferire, accioche V. A. con maggior facilità possa leggerle.
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