Et quelli, che non venivano cosi tosto ad ubbidire à cosi irragionevoli, e stolte ambasciate, & à mettersi nelle mani d'huomini cosi iniqui, crudeli, e bestiali, dicevano, ch'erano ribelli, & s'erano levati contra il servitio di Sua Maestà, e cosi lo scrivevano di quà al Re nostro Signore.
23 E la cecità di quelli, che governavano l'Indie, non capiva, nè intendeva quello, che nelle loro leggi è espresso, e più chiaro, che qual'altro si voglia de' loro primi principij: cioè che nissuno può esser chiamato ribelle, se prima egli non è suddito.
23 Considerino li Christiani, & quelli, c'hanno qualche lume di Dio, e della ragione, & anco delle leggi humane, à che termine possono ridursi i cuori di qual si voglia gente che vive sicura ne' suoi paesi, e non sà d'haver obligo ad alcuno, & hà i suoi Signori naturali, sentendosi à dire cosi d'improviso; sottoponetevi all'obedienza d'un Re straniero, che giamai non vedeste, nè udiste; altramente sappiate, che subito vi habbiamo da tagliare à pezzi; specialmente vedendo in effetto, che ben tosto così l'essequiscono.
24 E quello ch'è di maggiore spavento, si è, che quelli che volontariamente obbediscono, gli pongono in asprissima servitù; nella quale con fatiche incredibili, e con tormenti più lunghi, e che durano molto più di quelli, che danno loro, mettendogli à fil di spada, alla fin fine periscono essi, le loro mogli, & figliuoli, tutta la loro generatione
25 E benche quelle genti, ò altre chisivoglia del mondo, mosse dalle paure, e dalle minaccie predette, vengano ad ubbidire, & à riconoscer il Dominio d'un Re straniero, non vedono li ciechi, e turbati da ambitione, e da diabolica avaritia, che non per questo acquistano un sol punto di ragione: essendo veramente quei timori tali, che cascano in huomini costantissimi.
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