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      E così chiusi gli occhi, come si è detto di sopra, ò in altra maniera proibito l'ingresso di quei lumi nell'occhio, immediatamente si comincia à ridurre a minore, e minore conturbazione, si che arriva, e passa tal volta per quella posizione di parti, che era sua propria, ed allora sparisce, e si dilegua l'immagine; mà perche commossa dall'impeto di quella commozzione, non si puo così presto fermare, però di nuovo ci fà comparire quell'immagine, e questo và facendo piu e piu volte, fintanto che finalmente si riduce à quietarsi nella sua naturale constituzione, & allora l'occhio resta libero di quella apparenza. E continuando noi a filosofare con questi fondamenti abbiamo l'intelligenza vera di quella proposizione, che communemente si suol dire nelle scuole, Excellens sensibile corrumpit sensum. Dove io prima volentieri direi sensorium in luogo di sensum, e non ho dubbio nissuno, che fissando noi l'occhio nel Sole, dovendosi, come è dichiarato, stampare da' vivissimi lumi del Sole la sua immagine nella tunica retina, e non facendosi questo senza la conturbazione di quelle parti componenti la detta tunica, può molto bene intravenire, che quella conturbazione fatta dalla gran forza de' raggi solari arrivi a tale scomponimento di parti, che poi resti impossibile a farsi la restituzione alla prima forma, e così resti offeso l'occhio, ed il nostro sensorio insieme.
      XVIII. Si cava parimente da' medesimi fondamenti la vera intelligenza, e ragione di quell'altra proposizione filosofica, Sensibile supra sensorium positum non fecit sensationem; Imperocche si come quando gli oggetti fuor d'una stanza s'avvicinano assai al foro della finestra, in tal caso i loro simulacri sopra la carta si fanno sfumati, e confusi, cosi ancora posto un'oggetto vicinissimo all'occhio rende il suo simulacro sopra la retina indistinto, e però si dice, che non si fà la sensazione.


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Alcuni opuscoli filosofici del padre abbate D. Benedetto Castelli da Brescia
di Benedetto Castelli
1669 pagine 60

   





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