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      Di maniera tale, che l'oggetto, del quale si debbe far giudizio intorno alla sua grandezza viene da noi stimato alle volte maggiore, & alle volte minore, secondo che lo paragoniamo con diverse grandezze. In confermazione maggiore di questa dottrina mi occorse un bel caso, ritrovandomi al solito una sera in carrozza con Monsignore Illustrissimo Cesarini, & altri di sua nobile conversazione. Sorgeva la Luna intorno alla sua quintadecima, & alla vista nostra, che ci ritrovavamo lungo il Tevere ci appariva spuntare sopra il colle Aventino di là dal fiume, e tutti quasi ad una voce dissero della Luna, o come è grande, come è bella; & io valendomi dell'occasione dimandai quanto appariva grande? al che mi fù risposto, che pareva di diametro quattro, ò cinque braccia, allora interponendo io l'ala del mio cappello tra l'occhio di Monsignore, e la Luna copersi affatto la veduta del Monte Aventino in modo però, che si vedesse la luna comparire sopra l'estremo dell'ala del cappello, e di nuovo domadai quanto appariva il diametro della Luna; allora Monsignore, quasi maravigliato, rispose, che non le pareva due dita, e la medesima osservazione fù fatta da tutta la compagnia, e così ebbe occasione di fare replicata contemplazione di questo inganno, e tutti confessarono, che mentre noi paragoniamo la Luna col Monte, & apparendoci occupare un tratto di esso stimato da noi quattro, o cinque braccia ancora la Luna veniva stimata di quella grandezza. Ma quando coperta la veduta del colle la medesima Luna era paragonata, e riferit


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Alcuni opuscoli filosofici del padre abbate D. Benedetto Castelli da Brescia
di Benedetto Castelli
1669 pagine 60

   





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