Et in somma in queste operazioni del nostro giudizio, se noi ci inganniamo nelle lontananze, ne siegue ancora l'inganno, nel giudicare della grandezza, dal che poi venghiamo ancora a formare falso giudizio della lontananza. Ora nel proposito nostro, quando noi solleviamo la vista alla contemplazione del Cielo, e di quegli oggetti, che in essi si veggono comunemente formiamo un concetto falsissimo della disposizione del Cielo, imperoche le parti sopra il nostro vertice ce le figuriamo assai vicine all'occhio, e quelle che sono collocate lungo l'orizzonte le apprendiamo molto lontane. E pero la medesima costellazione (per istare nell'esempio proposto) dell'Orsa maggiore, la quale realmente, e veramente si trova tanto lontana dall'occhio quando ci sta sopra il vertice, quanto quando sta collocata, e distesa sopra l'orizonte, viene da noi stimata maggiore in questa positura, che in quella, ma la verità è che il suo simolacro dentro l'occhio sopra la retina si fà sempre eguale, si che la parte dell'occhio corporale affetta dall'oggetto nell'una, e nell'altra positura è sempre la medesima, e tutto l'inganno consiste, e depende dal giudizio nostro.
Qui fui interrotto nel ragionamento da Monsignore Cittadini, il quale fatta con la conversazione un poco di cortese scusa, disse, che aveva certa difficoltà nelle cose dette, & in particolare nel punto del farsi l'immagini nell'occhio nostro, a rovescio di quello, che stanno gli oggetti fuori dell'occhio, parendogli, che se fusse vero, che l'immagini venissero rappresentate capovolte dentro l'occhio, non sarebbe stato possibile a noi vederle dirette, ma l'averemmo avute a vedere veramente a rovescio; al qual dubbio rispose Monsignore Cesarini dicendo.
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Cielo Cielo Orsa Monsignore Cittadini Monsignore Cesarini
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