E vero che mi sono sovvenuti diversi altri particolari, ma perche molti di quelli si possono risolvere facilmente nel medesimo modo, e molti altri ricevono stabilimento maggiore da diverse altre proposizioni, però non sono passato piu avanti colla mia scrittura; massimamente perche da principio intrapresi solo a scrivere a V. S. Illustriss. quello ch'aveva a quei due Illustrissimi Prelati miei Signori rappresentato.
Voglio aggiungere però, che non posso mai a bastanza maravigliarmi del profondo sapere di quelli, che co' loro trattati presumono d'abbracciare non solo una materia intiera, e tutto quello, ch'intorno a quella si puo dire, e pensare; ma pretendono di fare le Poliantee, le Enciclopedie, le Filosofie intiere, & assolute; O Dio! è pure la verità, che il sapere assoluto, e perfetto è mestiere solo Divino, & a Dio solo tocca sapere il tutto, come ben disse quegli, che professava di non saper nulla. Deus solus re vera sapiens est, O viri Athenienses. A noi tocca in questa vita solo sapere qualche cosetta, & anche assai imperfettamente, però mi pare, che sia troppo gran temerità il pretendere d'intendere perfettamente, & assolutamente le cose della Natura; e sono per dire, e tengo, che sia un volerla far del pari con Dio stesso, dicendo, similis ero Altissimo. Ma comunque sia, sappiano altri il tutto, dico, beati loro; me infelice, conosco di sapere molto poco, e dirò meglio, niente. Però V. S. Illustriss. mi perdoni se ho finito quel discorsetto della vista col non finirlo, e mi conservi nel numero de' suoi servidori.
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